Comune di Cuglieri nel Montiferru in Provincia di Oristano Sardegna
Paese di 3550 abitanti, situato su un pendio a m 479 di altitudine nel versante settentrionale del Monte Ferru. Il borgo, che secondo alcune ipotesi sorge nell’antico sito romano di Gurulis Nova, appartenne in età medioevale al dipartimento di Monteferro nel giudicato di Torres, poi passò agli Arborea e alla Corona Aragonese. In seguito i Zatrillas, feudatari iberici, vi introdussero la coltivazione dell’ulivo, che ancora oggi costituisce una delle principali basi dell’economia locale. Il centro storico, ben conservato, è caratterizzato da ripidi e tortuosi vicoli con belle case in pietra a vista.
Chiesa di S.Maria della Neve
Venne eretta nel tardo Seicento su una preesistente chiesa duecentesca, nel particolare ed austero stile barocco isolano. La chiesa, in scura pietra basaltica a vista, ha due campanili che rinserrano la facciata e un alta cupola. Il monumento è ornato da interessanti fregi e stucchi in stile barocco e conserva, nell'altare maggiore, una statua in pietra dipinta del XV secolo raffigurante la Madonna della Neve.
Ex Seminario Vescovile
I lavori per la costruzione del seminario regionale iniziarono nel 1924 e terminarono nel 1927. Nei suoi quarant'anni di vita venne frequentato da quasi tremila giovani, dei quali circa millecento divennero sacerdoti. I padri gesuiti rinunciarono alla gestione quando nel 1971 fu trasferito a Cagliari. Qualche anno dopo l'edificio fu venduto dalla Santa Sede alla Regione Sarda.
Ex convento dei Cappuccini
Situato nel viale Regina Margherita, l'ex convento è attualmente sede della Pro Loco e dell'Antiquarium Comunale, nel quale sono conservati interessanti reperti provenienti dal territorio circostante. Tra essi spiccano, oltre ai reperti di Cornus e di Columbaris, notevoli terrecotte figurate di ispirazione greca provenienti da un pozzo sacrificale.
Castello di Montiferru (Etzu)
Struttura fondata nel 1160 da Ottocorre, fratello di Barisone, giudice di Torres. E’ il tipico castello di frontiera, e per le sue caratteristiche architettoniche e per alcune sovrastrutture può essere associato a quello di Acquafredda di Siliqua. Costruito, oltre che con scheggioni basaltici, con il cosiddetto “calcare di Cuglieri” (nelle pietre angolari della torre) e con il mattone (nelle cisterne), fu uno dei capisaldi della resistenza arborense contro i catalano-aragonesi. Alcuni anni dopo, quando i Catalani ebbero la meglio sui Sardi, la città di Cuglieri e il suo castello passarono in feudo a Guglielmo di Montagnas e poi a Raimondo Zatrillas.
Complesso di Columbaris e Città di Cornus
Importante complesso culturale sorto tra il IV e il IX sec. d.C. di cui oggi non restano che le rovine. Situato a circa un chilometro dal centro balneare di Santa Caterina di Pittinuri, presenta una vasta area cimiteriale dedicata forse ad un martire o comunque ad un personaggio illustre. Verso l'area cimiteriale romana degli scavi si trova la zona paleocristiana, con la basilica minore a tre navate (IV sec. ?), nella quale si trova un arcaica vasca battesimale. In seguito fu costruita la basilica maggiore a tre navate con abside inscritta, risalente al VI sec., e contemporaneamente la chiesa precedente venne trasformata in un grande battistero, cui appartiene la grande vasca ottagonale originariamente ornata da colonne. Il centro venne abbandonato intorno al secolo IX.
I rituali funerari attestati sono quelli di inumazione. I corredi sono stati asportati quasi totalmente: furono recuperate ceramiche tardo puniche e a vernice nera e qualche moneta punica.
La città di Cornus, situata ad un centinaio di metri dal complesso di Columbaris, fù fondata dai Cartaginesi nel sec. V a.C. e costituì il centro principale della rivolta sardo-punica del 215 a.C. contro i Romani, i quali la espugnarono dopo l'epica battaglia di Cornus nella quale persero la vita almeno 13000 persone. Risorse poi sotto i Romani e fu forse colonia, collegata con Tharros verso sud e Bosa verso nord. La città doveva essere assai fiorente: lo storico Livio la definisce “caput eius regionis” cioè “capitale di quella regione”.
I resti più importanti e visibili, oltre agli acquedotti, all’acropoli e agli edifici privati, sono quelli relativi alla necropoli costituita da tombe a camera e a fossa rettangolare.
Ipogeo di Serrugiu
L'ipogeo di Serrugiu, situato sulla destra della SS 292 in direzione Cuglieri, è una tomba prenuragica a più ambienti risalente al III millennio a.C.
Tomba di giganti di Oragiana
Notevole esempio di tomba di giganti, presenta il particolare di avere accanto alcune pietrefitte, mentre altre sono visibili presso la chiesa di S. Caterina di Pittinuri.
Nuraghe “Mont’e Lacana”
Situato su un piccolo rialzo di terreno al centro di una conca, questo nuraghe monotorre circolare mostra l’ingresso a sud con architrave senza finestrino di scarico, ben lavorato e di dimensioni normali. L’andito, strombato verso l’interno, ha una nicchia di guardia a destra e la scala a fior di suolo a sinistra. La torre presenta i muri esterni poco inclinati ed ha un aspetto abbastanza tozzo, con paramento esterno di pietre basaltiche di media grandezza ben ordinate in file. Il nuraghe era circondato da una galleria circolare di un metro di larghezza, alta due metri circa, con copertura piatta di lastroni che partiva e terminava a fianco dell’ingresso della torre.
Nuraghe Longu
Posto in cima a una lingua stretta e rocciosa fra i torrenti Pulighedda e Salighes, il nuraghe è ben difeso naturalmente e gode di un’ampia visuale in ogni direzione. E’ di tipo trilobato, con la torre primitiva circondata da un corpo aggiunto con tre torri unite da segmenti curvilinei. Dietro la cortina frontale si trova un cortile. La torre antica ha l’ingresso sormontato da un architrave ben lavorato con spiraglio di scarico.
A sud del nuraghe, verso il basso, si trovano i resti di un bastione megalitico posto a fronteggiare il primo urto degli assalitori; nel piccolo tratto pianeggiante si trovano avanzi di muratura e cumuli di pietra che indicano capanne di età nuragica.
Torri Costiere
A S. Caterina di Pittinuri, il centro balneare di Cuglieri, sorge la bella torre di Pittinuri; spostandosi da S. Caterina verso nord, nella zona del Capo Nieddu, si trova la torre omonima. Scendendo da S. Caterina verso sud lungo la SS 292 si incontra Torre su Puttu, concentrazione di seconde case, con l'omonima torre.
Ex sansificio Sa Fabbrica
Sito in località Badu Chelcu, è raggiungibile dirigendosi dal centro di Cuglieri verso S. Caterina di Pittinuri, deviando sulla sinistra a poca distanza dal ponte sul rio Badu Chelcu. Una strada sterrata si addentra tra gli uliveti: dopo circa 200 m bisogna lasciare l'auto e proseguire a piedi sulla destra, percorrendo circa 150 m su una mulattiera in discesa, fino all'ex sansificio. L'edificio, di proprietà privata e accessibile previa autorizzazione, attualmente è in stato di parziale abbandono: sono presenti due costruzioni, la più grande delle quali ospitava i macchinari per la spremitura delle sanse, mentre la seconda fungeva da deposito e da abitazione. Gli edifici sono semplici, con murature in pietra e coperture in legno, ma interessantissimi sono gli ingranaggi in legno, quasi delle vere opere d'arte, ancora in buono stato di conservazione. Notevoli sono anche le tre mole in pietra, che ricevevano il movimento da una serie di grandi ruote dentate. Molto bella, anche se purtroppo poco visibile, è la grande ruota, un tempo mossa dalla caduta dell'acqua proveniente da una vena, viva anche nel periodo caldo.
Su Palatu
A nord ovest di "Sa Sedda 'e Càvara", nel monte Conca Mele, su di un pianoro posto a 318 m. s.l.m. e distante in linea d'aria dalla costa circa 3,5 km, si trovano i ruderi di una misteriosa costruzione chiamata "Su Palatu". Il grandioso complesso di rovine si compone di una casa di abitazione su due piani e di una vasta corte contigua, di pianta rettangolare, su tre lati della quale si aprivano vari ambienti oggi completamente crollati.
Su Palatu, sorto in posizione appartata ma dominante la campagna intorno (e soprattutto la costa) fa nascere molti interrogativi sulla sua origine. Si ritiene che questa dimora sia stata costruita da una ricca famiglia per ottenere il controllo da possibili invasioni saracene. Nell'ambito di questa ipotesi, l'edificazione può essere databile tra il XVI e XVII secolo.
Tempio campestre
Nei pressi di Tharros, lasciandosi a sinistra gli scavi e proseguendo verso sud lungo la strada sterrata per il Capo S.Marco, salendo fino al culmine della penisoletta, sulla destra si trova un sentiero che consente la visita dei pochi ma suggestivi resti di un tempio campestre di tipo cananeo (di origine punica) poi riutilizzato dai Romani, e forse in rapporto con l'analoga costruzione ipotizzata a Capo Frasca.