Comune di Terralba nel Terralbese in Provincia di Oristano Sardegna
Centro del Campidano di Oristano con circa 10600 abitanti, situato all’estremità sud-est della bonifica di Arborea, noto soprattutto per la grande produzione vitivinicola.
Il toponimo deriva dai termini latini “terra“ ovvero ”terreno“ e “alba” cioè ”bianca”.
Appartenuto nel medioevo al Giudicato di Arborea, fu importante sede vescovile dal 1144 al 1503.
Nel 1527 fu invaso da un’orda di infedeli e fino al 1640 rimase deserto, finché il barone di Uras lo fece ripopolare.
A meridione del Golfo di Oristano si apre l’insenatura che ospita gli stagni di Marceddì e di San Giovanni: la superficie complessiva delle loro acque raggiunge i 1600 ettari e la profondità media è di circa 4 metri.
Data l’ampia comunicazione con il mare, il bacino può definirsi una laguna, ma mentre lo stagno di Marceddì è costituito da acque decisamente salmastre, la peschiera di San Giovanni ha un regime di acque dolci dovute a numerosi apporti idrici dell’interno.
Data l’estrema vastità e varietà dell’area, è naturale la presenza di numerose specie di uccelli acquatici.
In località Sa Bursa furono scoperte sepolture con molte stoviglie di diverse forme, fra le quali una bacinella con un fregio a bitorzoli, lucerne, monete e fiale di vetro. La necropoli si estendeva sino all’attiguo stagno. In località Bruncu’e Mola fu scoperta nel 1922 una vasta necropoli punica con tombe a cassone rivestite di lastre litiche. I materiali rinvenuti comprendevano ceramiche e monete puniche e vasellame attico a figure rosse ed a vernice nera. Nel 1977 è stato individuato un centro punico in località S.Chiara.
Chiesa di San Ciriaco
La chiesa venne costruita nel 1949, ma l’antica chiesa risale al 1713 e la data del 1741 è incisa nella campana che si trovava nel vecchio campaniletto a vela.
Già agli inizi del XX secolo venne utilizzata per ospitarvi le persone con malattie contagiose, come un lazzaretto. E’ parrocchia dal 1968, ma la sua costruzione venne completata nel 1978.
L’accesso all’interno è consentito da una breve gradinata che conduce al portone, affiancato da 2 porte. La facciata è ornata di tre archi finti a sesto acuto e, sull’architrave del portone d’ingresso, di un altorilievo in terracotta.
Chiesa di San Pietro (Cattedrale)
La parrocchiale, eretta nel 1822 su una preesistente cattedrale romanica, si trova nell’abitato che fù sede della diocesi dal 1144 al 1503. L’impianto originario era a tre navate sostenute da grossi pilastri, con paramento murario in conci di arenaria.
La ricostruzione ottocentesca in forme tardo-barocche non venne portata a termine e l’abside romanica sopravisse fino al 1926.
Il partito absidale è a 5 specchi, conclusi da archetto su semicolonne con capitelli in marmo mentre le monofore hanno sguanci lisci e centina modanata.
Probabilmente provvengono dall’antica cattedrale il capitello riutilizzato come base per l’acquasantiera e i materiali architettonici che si trovano nel giardino della casa parrocchiale (capitelli e una lastra con decoro geometrico).
Chiesa della Beata Vergine di Bonaria (Marceddì)
La chiesa della Beata Vergine fu costruita tra il 1927 e il 1930 su progetto dell'ingegner Remigio Sequi, grazie anche al contributo della popolazione.
La chiesa ha un'unica navata col tetto a capriate in legno; è lunga 20 m e larga 9,5 nella navata e 6 nell'abside; l'altezza è di 4,1 m.
Intonacata dentro e fuori di bianco per mantenerla fresca, dispone di un altare in marmo e si presenta molto accogliente; è anche dotata di una piccola sagrestia.
Chiesa di S.Maria d'Itria
La chiesetta, sita dove oggi si trova l'oratorio "San Luigi", venne costruita nel 1017 dai Neapolitani sfuggiti alle persecuzioni barbariche. Era a due navate e aveva la facciata in stile romanico, con il sostegno campanaro formato da due pilastri a cornice esagonale, e nella facciata si trovava un piccolo rosone. Nel 1763 venne chiusa al culto e fu quindi abbandonata. Il terreno della chiesa venne venduto e il proprietario vi impiantò un forno, senza però distruggere quasi nulla della originaria struttura. Nel 1956 sullo stesso terreno fu costruito l'oratorio e la chiesetta venne demolita: attualmente ne resta soltanto l'abside circolare in pietra e mattoni crudi, con una piccola monofora in alto.
Torre vecchia (Marceddì)
Fatta costruire dal Re Filippo II alla fine del cinquecento, la torre proteggeva il piccolo centro di pescatori, quasi intatto nelle vecchie architetture delle casupole che si specchiano nella laguna.
Capitelli romani
Nel cortile della casa canonica di Terralba sono conservati cinque capitelli romani in marmo bianco, di tipo corinzio: sono molto rovinati e provengono sicuramente dalla zona dell’antica Neapolis. I capitelli sono talmente grandi e lavorati con tanta finezza che non possono essere attribuiti ad un’edificio privato, ma sicuramente ad un’edificio pubblico e forse più esattamente ad un tempio.