Comune di Sedilo nel Guilcer in Provincia di Oristano Sardegna
Paese di 2600 abitanti situato sul vasto pianoro che si affaccia alla media valle del Tirso, al limite della Barbagia e del Barigadu.
La superficie, che complessivamente è di circa 6900 ettari, è formata prevalentemente da pianure e medie colline: l'altezza massima è di m 376 nella Punta de Su Mudregu, quella più bassa è di 102 m sul lago Omodeo.
Il toponimo del paese potrebbe derivare dal vocabolario fenicio Shedel, “luogo vasto”. Il territorio conserva numerose testimonianze della presenza umana sin da epoche antichissime.
Il paese di Sedilo è citato nel condaghe di S. Maria di Bonacattu, nel libro delle decime del 1300 e nel trattato di pace fra gli Aragonesi ed Eleonora d’Arborea, del cui giudicato seguì le sorti. Dopo la caduta del Marchesato di Oristano fu dato in feudo a G. de Requenses, quindi passò ai Torresani e ai Cervellon fino al 1725, quando tornò al fisco. Nel 1737 fu marchesato sotto i Solinas ed i Delitala, fino al 1839.
Oggi il paese, costruito con basse casette e palazzetti di pietra basaltica, è un importante centro agro-pastorale.
Parrocchiale di S.Giovanni Battista
Posta in cima ad una collinetta, la chiesa dedicata a S. Giovanni Battista col passare del tempo divenne il centro della vita del paese. Ricostruita più volte fino ad assumere nel 1703 la forma attuale (la facciata risale però al '500), presenta tracce di strutture tardo-gotiche del ‘400.
La struttura è a tre navate, con volte a botte munite di archi di rinforzo e transetto con cupola all’incrocio dei bracci. Il prospetto in pietra trachitica rossa è frammentato da piatte lesene mentre il portale principale (che reca incisa la data del 1703) è sormontato da un timpano spezzato curvilineo ed affiancato da due finte porte timpanate. Le tre finestre della fascia mediana hanno stipiti decorati con motivi vegetali e antropomorfi. Accanto alla chiesa è sorto in epoca spagnola il palazzo baronale, e nei primi decenni dell'unità d'Italia quello mandamentale e comunale.
Santuario di S.Costantino
E’ fra i più popolari santuari dell’isola, posto su un suggestivo poggio in vista del lago Omodeo. Edificato nel 1789, è interessante soprattutto per l’urbanistica “popolaresca” del complesso: il recinto con i suoi grandi portali, i sedili, i lunghi porticati e l’area circolare riservata ai penitenti è tangente alla stradina dove il 6 luglio si svolge la spericolata “ardia”, la corsa dei cavalli in onore di S. Costantino.
Questo "santo" in realtà non è mai esistito: egli non è altro che l'imperatore romano Costantino il Grande, che riportando la celebre vittoria del Ponte Milvio (312 d.C.) impressiono notevolmente i sardi, i quali iniziarono così a venerarlo.
Attorno alla chiesa sono presenti alcuni resti che testimoniano l'esistenza di un tempio preistorico.
Villaggio nuragico Nurache
In località Serra Linta nel sito detto oggi "Nurache" sorgeva un piccolo villaggio di capanne, anteriori forse allo stesso nuraghe che si trova nelle vicinanze.
La parte più elevata dell’insediamento si trova su un modesto rilievo a sommità pianeggiante, al disopra del quale vi sono tracce di strutture murarie non ben precisabili nel loro sviluppo planimetrico.
Ad ovest e a sud-ovest del rilievo si intravedono tratti murari e presso di essi una grande quantità di manufatti in ossidiana: si individuano con chiarezza le planimetrie di 9 abitazioni e le piante di una capanna circolare e di una grande struttura semi-circolare, la cui estensione raggiunge circa i 330 m2.
Il villaggio, assai ristretto e circoscritto come quasi tutti gli abitati nuragici, rimase tale e quale per millenni, anche dopo l'arrivo dei romani che distrussero la fortezza. Nel sito è venuta alla luce di recente una sepoltura attribuibile al secolo VI-VII d.C.
Il sito è importantissimo soprattutto per l'individuazione di un modello costruttivo sinora non attestato nella realtà archeologica sarda ed unico in ambiente europeo.
Nuraghe Sa Maddalena
E’ costituito da una struttura di pianta ellittica irregolare, realizzata in tecnica "ciclopica" impiegando massi basaltici che si elevano per un'altezza residua di circa 2,5 metri. Sulla parete orientale del nuraghe si apre un ingresso architravato dal quale si accede ad un corridorio che, con andamento sinuoso, penetra trasversalmente nel monumento. Su questo piccolo corridoio si affacciano 4 ambienti di forma stretta ed allungata disposti a coppie; la copertura dei vani è a piattabande, cioè costituita da lastroni affiancati posti di piatto a coronare la sommità delle pareti realizzate con muri a filari lievemente aggettanti.
Nuraghe Talasai
Nuraghe Iloi
Nuraghe Lighei
Nuraghe costituito da un’unica torre che si conserva per un altezza massima di circa 8 metri che, in origine, doveva essere molto più alta perché attualmente manca tutto il piano superiore dell’edificio. La planimetria di base è circolare, con un diametro esterno di 14 metri. L’ingresso architravato orientato ad est immette in un corridoio su cui si affaccia il vano scala, che attraversa elicoidalmente lo spessore murario per condurre al piano superiore e consentire l’accesso al terrazzo soprastante.
Di fronte al vano scala si affaccia un piccolo ambiente poco profondo, una sorta di nicchia o garitta di guardia, mentre all’estremità del corridoio (lungo circa 5 m) si trova la camera circolare, nel cui perimetro si aprono 3 nicchie disposte a croce.
La copertura dell’ambiente principale mostra la caratteristica struttura ogivale a falsa cupola o a tholos. La struttura muraria esterna, dopo i filari di base costituiti da massi di media grandezza irregolarmente sbozzati, è un susseguirsi regolare di conci basaltici accuratamente squadrati decrescenti in dimensioni verso la sommità della torre.
Sepolcri megalitici di Iloi e Lure
Presso il margine del pianoro, nelle zone di Iloi e Lure, si trovano due piccoli sepolcri megalitici definiti col termine “dolmen”, caratterizzati dalla tecnica trilitica: tre lastre infilate a coltello nel suolo ed una lastra a piattabanda di copertura.
Tombe dei giganti di Sa Tanca'e S'Ozzastru
Tomba dei giganti di Battos o Monte Majore
Sepoltura dolmenico-ortostatica in basalto del tipo diffuso nel Nuragico recente; originariamente presentava una colonnina in trachite rosea a tronco di cono.
Domus de janas di Iloi
Monumenti funerari del tipo a grotticella artificiale scavati nella roccia, sono costituiti da una o più celle comunicanti nelle quali venivano deposti i defunti, spesso insieme ad un corredo funerario. In tutto il territorio comunale sono state individuate ben 65 sepolture di questo tipo, isolate o raggruppate in necropoli di varia consistenza.
Dolmen di S’Ena e Sa Vacca
Struttura nuragica-arcaica interessante quale esempio del passaggio dai dolmens alle tombe dei giganti
Sepolcri megalitici di Monte Trigu e Monte Paza
A poca distanza dall’insediamento neolitico di Serra Linta sorgono le due sepolture megalitiche di Monte Trigu e Monte Paza, entrambe classificabili nella tipologia delle allée couverte.
Mentre Monte Trigu conserva la camera funeraria absidata con paramento doppio di blocchi poligonali, dell’allée di Monte Paza residuano purtroppo solamente 3 lastroni ortostatici. Sulla superficie di una delle lastre sono incisi vari motivi: cerchi concentrici con cappella centrale e segmento verticale; una figurina femminile a braccia alzate e lunga gonna a campana; numerose cappelle semplici o con segmento verticale, tutti elementi simbolici riferibili all’ideologia religiosa del periodo Eneolitico.
Su Surpiaghe
In questa località sorge un monumento di difficile attribuzione cronologica, costituito da una cinta turrita composta forse da 5 torri-capanne legate tra loro da tratti di muri rettilinei, che potrebbe risalire all’età eneolitica.
Necropoli ipogeica di Iloi Ispiluncas
Un'area funeraria tanto ampia da ospitare le sepolture della comunità del villaggio di Nurache è situata a circa 2 km dall'abitato: si tratta di una vasta necropoli ipogeica costituita da almeno 33 grotticelle di differente ampiezza e tipologia, disposte secondo due raggruppamenti principali distanti tra loro circa 200 metri, per uno sviluppo complessivo di circa 460 m2. Gli esemplari presenti nella necropoli sono rappresentativi sia di tipologie molto semplici sia di schemi planimetrici più complessi, in cui si osservano addirittura 13 ambienti comunicanti tra loro.
Le planimetrie delle singole celle sono in genere quadrangolari, ma in tre casi si osserva un’ampia anticella di pianta semicircolare con tetto a spiovente, che richiama i moduli architettonici dell’abitato di Serra Linta. La consuetudine di riprodurre nella sepoltura le caratteristiche dell’architettura civile è documentata anche dalla diffusa presenza di elementi quali nicchie alle pareti, cornici che riquadrano i portelli d’ingresso, scanalature riproducenti travetti o il trave centrale della copertura a capanna, ecc.
Ipogeo di Berziere
A breve distanza dalla necropoli, in posizione quasi intermedia tra l’area di Ispiluncas e quella di Serra Linta, si trova un ipogeo monocellulare isolato realizzato entro un modesto affioramento di tufo.
Nel territorio di Sedilo esistono altre strutture funerarie isolate (Araiola) o associate a gruppi di due (Imirmichis), disposte sul versante dell’altopiano basaltico che fronteggia la valle solcata dal Canale Meddaris e quella attraversata dal Riu Banzos. Queste grotticelle artificiali sorgono alla distanza di circa 850 metri l’una dall’altra e potrebbero essere state realizzate da una piccola comunità, stanziata su uno dei rilievi collinari che si susseguono lungo il corso dei vari affluenti del Tirso.
Necropoli di Monte Isei–Coronzu
A poca distanza dal Tirso sorge una piccola necropoli, anch’essa scavata in un affioramento di tufo nel medio versante dell’altopiano. Ad essa poteva ipoteticamente corrispondere un piccolo insediamento ubicato alla base del rilievo a ridosso della pianura. In località Talasai è situata una fortezza punica la cui tecnica edilizia e la ceramica punica consentono l’attribuzione al V sec. a.C.
Domus de janas di Lochele
Una notevole concentrazione di monumenti funerari di impianto neolitico si trova in corrispondenza della zona di Lochele: entro un ristretto spazio territoriale sono state individuate ben tre necropoli a domus de janas (Campizzolu, Littu, Lochele) costituite ciascuna da 6 o 7 ipogei, a breve distanza dalle quali in due casi (Campizzolu e Lochele) si trova un’altra sepoltura isolata. La tipologia prevalente è molto semplice, con pochi ambienti di piccole dimensioni ma ricchi di motivi archittetonici decorativi quali le lesene, le cornici, le pitture rosse e bianche, le capelle votive.
Necropoli di Iscannitzu
Presso il confine settentrionale col territorio di Ottana la presenza di insediamenti umani fin dal neolitico è attestata nella località di Iscannitzu, dove sorge una piccola necropoli a domus de janas costituita da 6 ipogei.
Le sepolture sono state scavate all’interno di un affioramento di tufo, su una collinetta che insieme ad altri piccoli rilievi delimita a nord una porzione di pianura alluvionale lambita dal Tirso. Gli ipogei sono in pessimo stato di conservazione sia per l’elevato grado di erosione delle pareti rocciose, sia per il crollo della copertura derivante da cause naturali e da mezzi meccanici. L’elemento più significativo è rappresentato da alcuni rilievi schematici, riproducenti una serie di protomi taurine di forma triangolare dipinte di rosso come le lesene, le pareti e il portello della tomba numero due, oggi a cielo aperto.
Zona di Filigorri
In questa zona caratterizzata da colline separate da ampie vallate sorgono un dolmen a camera allungata e due strutture megalitiche riferibili al periodo eneolitico. Le due strutture distano tra loro circa 1,2 km e sono realizzate utilizzando grossi massi che integrano gli affioramenti rocciosi naturali, delimitando piccole porzioni di spazio: esse sono probabilmente ciò che resta di un insediamento più articolato ed esteso che sfruttava piccole radure, prediligendo le posizioni più elevate per meglio controllare tutta la zona.
Resti romani
Nel territorio di Sedilo sono stati rinvenuti resti di epoca romana, come insediamenti abitati, necropoli, una strada romana il cui lastricato con restauro è ben conservato per 550 metri. Numerosi sono i cippi e le urne di età punico romana, molti dei quali asportati dai luoghi originari per essere utilizzati nelle abitazioni del paese.