Comune di Narbolia nel Montiferru in Provincia di Oristano Sardegna
Il nome di Narbolia deriverebbe dalla presenza nel territorio della malva arborea, chiamata in sardo "narbonia".
Più suggestiva l’ipotesi di derivazione del nome da "Nurapolis", città dei nuraghi, che ricorderebbe l'abbondanza di questi monumenti nel territorio del paese.
La più antica presenza fenicio-punica nel territorio è attestata in località Banatou, sede di un insediamento umano: in un pozzo nuragico di questa località, profondo oltre dodici metri, insieme a ceramiche ed a una testa maschile in calcare di artigianato nuragico si recuperarono sei statuette al tornio e frammenti di numerose altre, riportabili al VI sec. a.C.
Venne inoltre recuperata una figurina assisa in trono (prodotta a stampo) e numerosa ceramica punica.
Chiesa parrocchiale di Santa Reparata
Chiesa gotico-aragonese risalente al XV secolo, è intitolata a Santa Reparata, il cui culto è di origine toscana, probabilmente pisana. Il monumento, più volte modificato, si eleva in posizione dominante sulla vallata del rio Cunzau, a poca distanza dal muraglione noto come "Sa Muralla".
All’interno si trova, ben conservato, un monumentale altare settecentesco.
Chiesetta di S.Andrea di Piscinappiu
La chiesetta, oramai completamente in rovina, è situata al confine tra quelli che furono il Giudicato di Arborea e quello di Torres. Originariamente faceva parte del territorio di Cadreas, donato dal giudice Pietro II ai Benedettini dell'ospedale San Martino di Oristano. Ancora oggi i terreni sono di proprietà dello stesso ospedale, o meglio della ASL. La chiesa paleocristiana venne edificata su antiche terme romane, alimentate dalle acque provenienti da Funtana Fraigada, mentre sulla collinetta alle spalle delle rovine doveva sorgere una dimora romana fortificata.
Chiesa S'Eremita Matteu
Chiesa di origine incerta situata a qualche chilometro dal paese, alle pendici dell’omonima collinetta. Essa è legata alla tradizione dei Romitori, ovvero quei luoghi isolati nei quali i monaci si recavano periodicamente a pregare e studiare.
Dopo la loro scomparsa, i monaci Benedettini vennero sostituiti da eremiti volontari (non appartenenti cioè a ordini monastici) tra i quali appunto "Matteo" o "Hermanu Matteo", come lo chiamava il "La Marmora". La piccola chiesetta, consistente in un unico vano con annessa una cella a cubicolo, potrebbe risalire al duecento ma ha subito successivi rimaneggiamenti. Attualmente è abbandonata ma in discreto stato di conservazione.
Sa Muralla
Non ancora del tutto chiara è la funzione di "Sa Muralla", un muraglione di massi che si trova nei pressi della chiesa parrocchiale, su un dosso in posizione strategica a dominio della valle del rio Cunzau. Un'antica tradizione lo indicava come rudere di un castello di Eleonora d'Arborea, mentre secondo le interpretazioni più recenti si tratterebbe di un avamposto punico-fenicio, eretto lungo una delle vie d'accesso al Monteferru per difendere Tharros e le pianure dall'assalto degli abitanti delle montagne. Farebbe quindi parte di quella linea difensiva che comprendeva anche Su Casteddu Ecciu di Fordongianus e il Castello Medusa di Samugheo.
Nuraghe Tradori
Dirigendosi lungo la SS 292 da Riola verso S.Caterina di Pittinuri, poco a nord del paese si trova questo nuraghe molto ben conservato.
Edificato in basalto nero, presenta un ingresso molto basso ad arcata ogivale. La camera, dalla quale partono due bassi cunicoli, è di forma circolare e presenta una volta a cupola alta e conica. All'esterno del nuraghe è presente una parte di muraglia formata da grosse pietre. Sulla parte esterna della muraglia, orientato verso sud-est, si trova un cunicolo che scende in profondità e probabilmente arriva fin sotto il nuraghe.
Nuraghe Santa Reparata
Nei pressi di "Sa Muralla" si trovano i resti di questo nuraghe (chiamato anche "Su forru de Santa Reparata") che è stato a lungo ritenuto un forno per la calce, cosa alquanto improbabile dato che questi forni si trovano nella zona calcarea di Cadreas.
Secondo una leggenda da questo nuraghe partiva un cunicolo, oggi invisibile, che lo collegava al nuraghe Tunis.
Nuraghe Zoddias
Nuraghe Arganzolas
Antiche terme di Su Anzu
In località Su Anzu, sulla strada che da Narbolia porta verso il mare (anticamente zona termale), è sita una villa romana scoperta da A. Lamarmora nel secolo scorso.
Nel territorio in esame lo stanziamento umano risale al Neolitico medio, mentre la civiltà nuragica è documentata da numerosi nuraghi (Straderi, Tradori, Zoddias, Arganzolas, Accas, ecc.) e da alcuni villaggi nuragici (Bonotoù e Accas).
L'insediamento romano è costituito principalmente da resti di ville urbano-rustiche (Su Anzu di Riola e S.Andrea a Narbolia) e dal santuario rurale di Demetra e Kore di Codréas.
La villa di Su Anzu, superstite esclusivamente negli ambienti termali, ha una struttura di modeste dimensioni composta di un atrio, di un frigidarium e di tre ambienti caldi.
Il complesso è realizzato interamente in opus caementicius, con paramenti in tufelli di calcare alternato a filari di laterizi.
La decorazione degli ambienti termali della villa era costituita da lastre di rivestimento per le pareti in marmo cipollino, ancora parzialmente in opera nel frigidarium, e da un mosaico policromo che pavimentava lo stesso frigidarium, andato però completamente distrutto. La decorazione della volta era invece realizzata con gli stucchi.
Poco distante da queste strutture si trovano numerosi blocchi squadrati di calcare, lastre di marmo e frammenti di mosaico a tessere bianche, nere, ocra e rosse, che potrebbero riferirsi ad un altro corpo della villa separato dagli ambienti termali.
Recentemente sono stati portati a termine i lavori di pulizia degli antichi ruderi in vista di una valorizzazione dell’importantissimo sito.
Grotta del guano
Nei calcari di Cadreas si apre la cosidetta “grotta del guano”, la quale deve il suo nome ai resti organici dei pippistrelli che la abitano. La grotta (lunga circa un centinaio di metri) ne conta a migliaia, impressionanti ma inoffensivi attaccati come grappoli al soffitto.