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Comune di Cabras nella Penisola del Sinis in Provincia di Oristano Sardegna

Grosso borgo agricolo e di pescatori che si estende in bella posizione nella pianura posta a sud-est dello stagno omonimo, conta circa 9000 abitanti.

Ha un’economia basata soprattutto sulla pesca (praticata ancora oggi con mezzi tradizionali) e sulla viticoltura.

Di antichissima origine preistorica, ebbe un castello in età medievale detto Villa d'Arborea, i cui pochi resti si trovano dietro la parrocchiale dell'Assunta.

Ciò che rende straordinaria la visita di Cabras sono i dintorni: si tratta di località che meritano un apposito viaggio, e sono tra le più interessanti di tutta l'isola, per di più concentrate in un territorio relativamente piccolo, dove si amalgamano meravigliosamente ed inaspettatamente straordinari motivi naturalistici, artistici, archeologici ed etnografici.

Esempi di architettura civile: i portali

Nel paese si individuano diversi esempi di architetture tipiche dell'Oristanese: verso nord-est, soprattutto nella strada per Solanas e Donigala, si incontrano notevoli portali di tenute agricole, come quello di Don Peppi. Questo portale è abbastanza semplice, con un fornice circondato da una cornice continua che, a mezza altezza, taglia in orizzontale i piedritti. La cornice sovrasta 2 specchi rettangolari mentre a completare l’arco (rinforzato alla base da alcuni blocchi di basalto scuro) provvede una robusta cornice modanata. Il portale di Donna Annetta si trova invece nella periferia settentrionale: purtroppo l’innalzamento del livello stradale non permette di apprezzarne per intero la monumentalità. Il portale, restaurato agli inizi degli anni ’90, è realizzato in arenaria; l’apertura ad arco è affiancata da 2 colonne (le originali sono state trafugate) poggianti su plinti decorati e in parte rovinati. All’interno del timpano che conclude il portale vi sono 3 aperture ad arco riflesso, ascrivibili al gusto del ‘600, che nascondono la loggia superiore accessibile tramite una scala ricavata nel piedritto sinistro del portale.

Nuraghi

La presenza nuragica ai confini occidentali del territorio è stata così forte e capillare da poter affermare che quasi su ogni collina si trova una torre megalitica. Dal nuraghe Boboi Cabitza (situato a capo S.Marco, deve il suo nome ad un vecchio di Cabras che, secondo la leggenda, ricaccio in mare gli ultimi barbareschi sbarcati sulla costa) al nuraghe Monte Prama il susseguirsi di torri è continuo. Transitando lungo la provinciale verso Riola Sardo, ci si ritrova sulla sinistra lo stagno di Mistras, mentre sulla destra è possibile ammirare il nuraghe Angios Corruda.

Torri costiere

La zona di Cabras è ricca di torri poste a difesa del territorio: una, situata nei pressi dello stagno di Cabras, è detta Torre del Porto o di Mar'e Pontis, dal nome della vicina peschiera. La torre fu eretta nel '600 per proteggere Cabras dagli assalti pirateschi: è un edificio a tronco di cono con ambiente voltato interno che, tramite una scala ricavata nella struttura muraria, conduce alla terrazza di avvistamento.

Sulla costa di Abbarossa (dal colore rosso della scogliera), all'interno dell'oasi del WWF si trova la torre Seu, risalente al XVI secolo. A Tharros si trova la notissima torre di S.Giovanni, una delle 80 erette presso il mare tra la fine del '500 e il principio del '600 dagli Spagnoli per la difesa del territorio.

Chiesa di Santa Maria Assunta

La chiesa parrocchiale risale al '600 ed ha subito numerose modifiche, soprattutto nel corso dell'800.

L’intervento più consistente ha riguardato gli affreschi, realizzati in tutte le coperture della chiesa da Gina Baldrocchini. Il prospetto in trachite grigia, a salienti, è ritmato da coppie di paraste che reggono l’architrave ed inquadrano le tre aperture, tutte realizzate in travertino. Quella centrale ha un timpano mentre le altre due sono simmetriche ed architravate. Il campanile a canna squadrata in basalto contrasta con i mattoni adoperati per le trifore, realizzate negli anni ’50.

Chiesa di Santo Spirito

La sua posizione centrale, in una piccola piazza nella quale confluiscono diverse strade, ha portato alcuni a ipotizzare che questa sia stata la prima chiesa di Cabras. L’edificio ha un prospetto semplice, concluso da una cornice orizzontale che nasconde un campanile a vela ormai occluso, visibile nella controfacciata. A sinistra si trova il campanile, edificato parte a torre quadrata e parte a torre ottagonale, terminante con un cupolino a bulbo.

Chiesa di San Giovanni di Sinis

Tozza e possente costruzione bizantino-romanica in arenaria, costruita nei pressi di Tharros. Ascrivibile al V-VI secolo, fu notevolmente rimaneggiata nel IX-X secolo.

La chiesa di San Giovanni si trova sulla strada litoranea di accesso ai ruderi della città di Tharros. Essa è il risultato della trasformazione longitudinale trinavata di una chiesa bizantina con pianta a croce inscritta, della quale sopravvivono il corpo cupulato e i bracci trasversali, voltati a botte con bifore aperte in età protoromanica. Nelle navate laterali le volte a botte scaricano sui fianchi irrobustiti da archi parietali. Sia le strutture d'impianto che quelle d'ampliamento sono in grossi conci di arenaria prelevati dalle mura fenicio-puniche.

Peschiera Pontis

Situata nelle vicinanze della torre del Porto la peschiera conserva ancora gli antichi e caratteristici fabbricati, tra i quali la chiesetta di Santu Bissenti, caratteristica per l’utilizzo di mattoni in ladiri (mattoni fabbricati in terra).

La semplicità architettonica del complesso ne rende difficile la datazione.

Stagno di Cabras

I circa 2000 ettari dello stagno di Cabras, a nord-ovest di Oristano, rappresentano l’ambiente palustre più importante della Sardegna ed uno dei principali d’Europa. Si tratta di un grande specchio d’acqua in comunicazione attraverso canali naturali con il mare, nel quale però la salinità è abbastanza bassa, tanto che la vegetazione che lo circonda ha le caratteristiche degli ambienti di acqua dolce.

Lo stagno è popolato da diverse specie animali che trovano il loro habitat nei cannetti.

La storia dello stagno, alla luce delle scoperte effettuate negli anni ’70, ha confermato la presenza umana fin da età remota. I ritrovamenti più antichi stanno a dimostrare che già nel IV e V millennio a.C. le acque della laguna avevano una funzione essenziale nell’economia degli abitanti della zona. Infatti per la sua pescosità lo stagno ha sempre rappresentato un ingente fonte di ricchezza, e per secoli è stato al centro di complesse vicende e lotte sociali inerenti la sua proprietà e il suo sfruttamento.

Stagno di Sale'e Porcu

Pochi km a nord dello stagno di Cabras si trova l'altro grande stagno dei fenicotteri, che in estate si trasforma in un'immensa distesa salata.

Capanne del Sinis

Alle spalle della chiesa di S.Giovanni si notano alcune delle famose capanne del Sinis, semplici costruzioni temporanee dei pescatori realizzate con un erba palustre (il falasco) e con un telaio in legno: un tempo molto numerose, sono state abbattute nel quadro di una serie di interventi contro l'abusivismo, ma le capanne rimaste conferiscono alla località ulteriore fascino. E' consigliabile passare a piedi tra le case, per apprezzare i piccoli particolari architettonici e lo straordinario effetto delle costruzioni sullo sfondo del mare.

Villaggio nuragico di Monti Prama

Villaggio nuragico costituito da capanne rotonde in basalto e da altre strutture, tra cui un nuraghe complesso e forse un tempio a pozzo costruito nel Nuragico recente o finale. Particolare interesse rivestono le tombe: scavate nell’arenaria in un’area delimitata da lastre infitte verticalmente, sono presenti trenta sepolture individuali a pozzetto conico coperto da un lastrone di arenaria. I morti erano sistemati per lo più seduti, rivolti ad est. Solo quattro pozzetti hanno conservato il corredo funerario, di fattura locale e anche fenicia, proveniente dalla vicina Tharros. L’area delle tombe era ingombra da resti di lastroni, cippi in forma di colonna turrita, betili troncoconici con incavi simili a quelli utilizzati per alcune tombe di giganti del Nuragico recente, colonne capitellate, tutto distrutto intenzionalmente. Gli scavi hanno riportato in luce anche delle statue del VIII secolo a.C. rappresentanti frombolieri, arcieri e opliti.

I bronzetti ritrovati sono dei soldati dotati di uno scudo oblungo (posto a protezione del fianco sinistro fino alla testa) e di un aculeo di bronzo o ferro.

Sepolcro di Is Aruttas

Sepolcro in roccia contenente un solo scheletro in posizione rannicchiata, il cui corredo funebre era costituito da vasi di terracotta. Questo tipo di sepoltura individuale si afferma nel Nuragico finale, pur non sostituendo le tombe collettive. La tomba era segnata da pietre sagomate a crescente lunare.

Villaggio Su Cuccuru Arrius

Villaggio all’aperto della Cultura di Bonuighinu, occupato in seguito da genti della Cultura di Ozieri. Accanto ai resti delle capanne, forse seminterrate e coperte originariamente con erbe palustri, sono state trovate delle tombe ipogeiche con deposizioni singole, scavate nell’arenaria. In una di queste, una grotticella artificiale sotterranea accessibile tramite un pozzetto, è stato trovato uno scheletro in posizione rannicchiata, che nella mano destra stringeva una statuina in pietra raffigurante un idolo femminile di tipo “obeso”.

Sito nuragico di Cuccuru Arrius

Percorrendo la strada per S.Giovanni di Sinis, una volta varcato il Canale Scolmatore si nota sulla destra un isolotto, dove lo scavo archeologico ha rilevato un pozzo sacro nuragico in opera isodoma, risalente al Bronzo Finale, e tombe a fossa e ipogeiche del Neolitico Medio. Le tombe sono 19, di cui 13 aperte in roccia arenaria, con camera monocellulare preceduta da un pozzetto di accesso e 2 terragne, cioè inserite nel deposito sabbioso. In esse sono state rinvenute numerose statuine femminili realizzate in pietra tenera. L’area archeologica, vasta circa 3000 m2, è forse il più antico insediamento umano sardo (4° millennio a.C.), poi utilizzato anche in età fenicio-punica e romana. Purtroppo l’isolotto non è raggiungibile a piedi percui al momento non è possibile visitare la necropoli.

Tempio a pozzo di Cuccuru Arrius

Le strutture residue del tempietto, limitate all’impianto basale, sono parzialmente alterate nello spazio corrispondente all’originario vestibolo dalla sovrapposizione edilizia di un ambiente di età romana repubblicana: la planimetria di quest’ultimo pare confermare che l’ingresso al pozzo fosse preceduto da un breve atrio rettangolare.

Tomba a cista di S'Arrieddu

Si tratta di un sepolcro a cista, già conosciuto ai tempi della Cultura di Monte Claro. Qui i defunti presentavano un corredo di materiale di Bonnanaro I e della Cultura del Vaso Campaniforme. Questa associazione permette di collocare la costruzione della tomba nei primi tempi del Bronzo antico.

Museo civico


Composto da due blocchi strutturali, è sito alla periferia dell’abitato in via Tharros. E’ diviso in più sezioni e presenta un ampio spazio introduttivo con ampia documentazione fotografica e grafica, relativa alle fasi culturali del territorio nel periodo compreso tra la preistoria e l’età alto-medioevale. La prima sala è dedicata ai ritrovamenti del santuario di Tharros, soprattutto vasi, urne e ceramiche. Un cortile interno presenta invece manufatti in pietra del Sinis risalenti all’età nuragica, punica e romana. Le sale successive ospitano materiali dell’area archeologica di Cuccuru is Arrius. Infine, un corridoio che costeggia il cortile interno espone fotografie e piante dell’antico centro urbano di Tharros. Interessante un piccolo erbario e un esemplare della tipica imbarcazione (su fassoni) usata dai pescatori di Cabras.

Tharros

Centro fondato dai Fenici intorno all’800 a.C. su un precedente insediamento nuragico che controllava il promontorio del Sinis. Base marittima durante il periodo cartaginese, verso il 238 a. C. passò sotto il dominio di Roma per essere poi abbandonato nel Medioevo in seguito alle scorrerie dei Saraceni. Si divide tra le rovine dell’abitato punico e romano e i resti degli insediamenti fenici.

Tra i templi presenti nell’area il più importante è il Tempio punico delle Semicolonne Doriche, risalente alla prima metà del III secolo a.C.

Originariamente a pianta rettangolare con rampa a gradini, si caratterizzava per la presenza di un grosso dado ricavato artificialmente nel banco di arenaria, che serviva da basamento per l’edificio templare.

Sul lato sinistro del tempio si trova un altro santuario costituito da un vasto piazzale quadrato, arricchito in seguito da una pavimentazione decorata con motivi geometrici. Negli altri settori portati alla luce dagli scavi si possono vedere le Terme, del II secolo e di età Saveriana; il Battistero del VI sec. d.C. a pianta rettangolare; il Tempio delle Iscrizioni Puniche. Nella collina di Su Muru Mannu si trovano il Tempio dedicato a Demetra e Core e il tophet, il luogo sacro di maggiore antichità, impiantato intorno al VII secolo a.C.: qui sono state recuperate circa trecento stele databili tra il V e il IV sec. a.C.

A sud dell’area si riconosce una cinta muraria, oltre la quale si trova la necropoli romana. Una necropoli fenicia a cremazione si trova invece sul colle di Capo San Marco, e venne sostituita, nel periodo cartaginese, da un più ampio complesso costituito da centinaia di tombe ipogeiche. Recenti studi hanno avanzato l’ipotesi che le mura sud-occidentali, ritenute per anni di impianto punico, siano state ricostruite intorno al III secolo d.C., in età tardo-romana.

Torre di San Giovanni.

Struttura a forma cilindrica, domina le rovine archeologiche di Tharros. Fu fatta edificare da Filippo II di Spagna tra il 1580 e il 1610 per difendere le coste sarde dalle incursioni barbaresche. Ad essa era collegata una torre più piccola detta Torre Vecchia.

Vi abitò Alberto la Marmora, autore dell’importante Voyage en Sardaigne

Tempio campestre

Nei pressi di Tharros, lasciandosi a sinistra gli scavi e proseguendo verso sud lungo la strada sterrata per il Capo S.Marco, salendo fino al culmine della penisoletta, sulla destra si trova un sentiero che consente la visita dei pochi ma suggestivi resti di un tempio campestre di tipo cananeo (di origine punica) poi riutilizzato dai Romani, e forse in rapporto con l'analoga costruzione ipotizzata a Capo Frasca.

 

Indicazioni Stradali
     

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