Comune di Ghilarza nel Guilcer in Provincia di Oristano Sardegna
Grosso centro agro-pastorale e artigianale situato tra l'altopiano di Abbasanta e il lago Omodeo ad un'altezza di 290 m, conta circa 4700 abitanti. Durante il periodo medioevale appartenne al Giudicato di Arborea e subì poi la dominazione aragonese e spagnola. Ebbe forse origine nuragica, poi fu centro fenicio e nel '400 vi si riunirono gli abitanti di 5 villaggi vicini, che costituirono il nucleo centrale dell'odierno abitato.
Nella via principale del paese si può visitare una modesta ma dignitosa abitazione in basalto, dove visse Antonio Gramsci dal 1898 al 1914. È stata adibita a museo e conserva, oltre alle sue opere, alcuni oggetti appartenuti al politico quali documenti e libri sul movimento operaio e sul pensiero socialista e marxista; sono presenti anche alcuni esemplari editi in lingua straniera. Al piano terra vi sono tre vani, uno dei quali è l'ex cucina, nella quale si trova un pozzo incamerato nella parete e chiuso da un falso armadio; nella stanza attigua sono raccolti i libri e i documenti. Al primo piano vi sono una nastroteca, la riproduzione della cella del carcere di Turi in cui Gramsci fu detenuto dal 1929 al 1933 e una ricostruzione di una camera da letto di quel periodo.
Chiesa parrocchiale di San Pietro di Zurì
Edificio ad una navata, è realizzato in trachite rossa associando lo stile romanico a quello gotico. Venne eretto nel 1291 sotto la direzione di Anselmo da Como.
Nel 1504 la metà superiore della facciata venne ricostruita per facilitare l’ inserimento del particolarissimo campanile a vela, che si appoggia al lato nord della chiesa. Nell’architrave del portale sono scolpite varie figure, tra cui S. Pietro. E' da notare, in altorilievo negli ornati della facciata, il ballo tondo, una delle sculture romaniche più particolari dell'isola che rivela anche l'antichissima tradizione di queste danze.
L’attuale abside semi-ottagonale con monofora, in stile gotico-catalano, venne costruita verso il 1325-1350 in sostituzione di quella originaria crollata per il cedimento del catino causato dall’assenza di fondazioni. Nel 1923-25 l’intero edificio è stato smontato pezzo per pezzo e spostato in seguito alla costruzione della diga sul Tirso, che ha sommerso il villaggio di Zurì nelle acque del lago Omodeo.
All’interno della chiesa nel 1416 venne ucciso il nobile Valore Deligia, il quale era accusato di tradimento: gli venne tesa un'imboscata mentre si trovava col figlio e fuggendo i due si rifugiarono nell’edificio, tentando di proteggersi dietro la statua di San Pietro; furono però raggiunti e sulla statua rimangono le tracce del loro sangue.
Nel piazzale di fronte alla chiesa si trovano alcuni tronchi pietrificati provenienti dalla foresta fossile di Soddì, scoperta sulle rive del lago Omodeo nei pressi del paesino di Soddì e lasciata in abbandono, con conseguente distruzione degli importantissimi reperti.
Chiesa di San Palmerio
La chiesa di San Palmerio si affaccia su uno spazio ai margini dell’abitato di Ghilarza, a poca distanza dalla chiesa parrocchiale di S. Giorgio. Il nome di Santu Paraminu de Ghilarce è menzionato nel Condaghe di S. Maria di Bonarcado come luogo in cui si teneva corona (udienza) per risolvere controversie locali. Non vi sono notizie sulla struttura romanica, attribuibile comunque a maestranze attive ad Arborea agli inizi del XIII secolo. L’edificio attuale deriva dall’innesto di corpi seicenteschi nell’ambiente romanico a navata unica, con tetto in legno e campanile a vela nella facciata a nord-ovest. Il paramento murario, in conci di medie dimensioni, è bicromo per l’utilizzo alternato di filari in trachite rosa e bruna.
La pianta, insolita, è a croce latina mentre la facciata è tripartita ad arcate cieche su lunghe lesene. Sopra il modesto portale la lunetta ribassata presenta una croce di trachite rossa.
Le fiancate in fasce bianche e nere di trachite hanno fregi ad archetti pensili: sulla fiancata destra gli archetti sono neri e le mensole aggettanti bianche.
Al disotto del pavimento della chiesa si trova una bella cripta paleocristiana.
Chiesa di San Serafino
Sita a qualche km da Ghilarza, in vista del Tirso, la chiesa (risalente alla fine del XIII sec.) ha un'unica larga navata e la copertura in legname su arcari disposti trasversalmente, eseguiti in età aragonese in sostituzione della originaria copertura a capriate di epoca tardoromanica. All'interno, recenti lavori di restauro hanno evidenziato il tracciato dell'abside semicircolare e una larga monofora strombata. Dove si trovava l'abside originaria è stato recentemente inserito un coro, così come sono aggiunte le cappelle che conferiscono alla pianta la forma di croce. Anche l'esterno è stato modificato, spogliandolo in gran parte del paramento in trachite rosa. Nascosta da un portico, la facciata mantiene una finestra cruciforme e il portone tardoromanico architravato, con capitelli a foglie piatte rotondeggianti.
Sopra il portale del fianco meridionale si trova un bellissimo stemma della casa di Arborea. L'architrave è invece decorato da rosette e da quattro personaggi inginocchiati in preghiera, affiancati al serafino al centro della composizione.
Villaggio di San Michele
Villaggio religioso raggiungibile passando dalla diga di S. Chiara e risalendo verso nord la strada che corre quasi parallela alle sponde occidentali del lago Omodeo (deviazione a sinistra).
Chiesa di San Giovanni
Dalla strada che corre parallela alle sponde occidentali del lago Omodeo, anziché deviare a sinistra per S. Michele occorre proseguire diritto.
Donjon (torre aragonese)
Interessante esempio di architettura fortificata della prima metà del XV secolo, fu innalzato quasi sicuramente in opposizione alla vicina bastìa di Macomer. La costruzione, detta appunto donjon, (torrione) è a pianta rettangolare ed è caratterizzata da due ambienti realizzati con pietrame di varia natura e conci perfettamente squadrati. Il primo piano presenta delle caratteristiche finestre gotiche che ricordano quelle del castello di Laconi.
Il donjon rappresenta un raro esempio di questo genere di architettura militare, tra l'altro l'unico nell'isola (insieme al castello di Laconi) di derivazione catalana.
Nuraghe Orgono
Situato sulla sinistra della superstrada per Nuoro, al confine tra Ghilarza e Soddì, è una struttura straordinaria e finora unica di “nuraghe doppio”, costituita cioè dalla sovrapposizione in epoche diverse di due edifici completamente differenti l’uno dall’altro.
Quello più antico, di pianta ovale con una camera sub-rettangolare molto allungata, è realizzato con tecniche costruttive e architettoniche che creano una pseudo-tholos.
Il secondo edificio, la cui costruzione è stata preceduta da quella di un robusto muro di rifascio attorno alla torre antica, presenta invece una struttura circolare con camera tonda originariamente voltata a tholos, posta più indietro rispetto alla camera del basamento e raggiungibile tramite una rampa di scale interna allo spessore del muro.
La struttura doveva avere anche un terrazzo, oggi completamente crollato insieme alla volta della camera superiore.
Il nuraghe probabilmente aveva una importante funzione di presidio e di confine tra popolazioni o tribù diverse, che forse si contesero la zona lottando con esiti alterni nell’arco di molti secoli, apportando alla struttura le modifiche dettate dalle loro diverse culture.
Nuraghe Su Crastu
Edificio con perimetro circolare caratterizzato da due vani aperti separatamente verso l’esterno e fra loro comunicanti: il vano minore è stretto mentre quello più ampio ha la forma di “naveta” affiancata da due coppie di cellette.
Lo schema della doppia camera è presente anche nella tomba di giganti di Baddju Pirastru a Thiesi e probabilmente costituisce una prova della affinità degli pseudonuraghi ai sepolcri megalitici della Sardegna.
Domus de janas
Le testimonianze più antiche della presenza umana risalgono a più di 5000 anni fa, cioè al periodo di transizione dal Neolitico all’età del Bronzo. Diverse sepolture tipiche di quelle culture e ripari sotto la roccia si trovano in varie zone del territorio.
Fornace Usai
L'ex fornace si trova alla periferia del paese, presso uno svincolo che immette sulla SS 131 (diramazione Olbia-Abbasanta). In stato di completo abbandono, dell'intero complesso rimangono soltanto alcune parti: la più interessante di esse è la struttura del forno, della quale è possibile individuare dall'alto la pianta ellittica ben conservata nelle sue parti essenziali. Sulla sommità del forno è ancora presente un congegno meccanico che regolava l'afflusso dell'aria all'interno.